Agli inizi del ‘700 una famiglia romana, imparentata con il grande architetto Lorenzo Bernini, si trasferì a Bevagna facendo ristrutturare per sua residenza una complessa proprietà, costituita da un elegante palazzo del ‘600 affacciato sui resti di un Tempio e di un Teatro romano (I° sec. D.C.), sopra i quali prima erano sorte piccole abitazioni trecentesche e poi, nel Cinquecento, era stata ricavata anche la dimora signorile di una nota famiglia del luogo. Chi progettò l’intervento edilizio per conto dei nuovi proprietari pensava con la levità del genio. Non tentò di armonizzare identità tanto diverse sacrificandone qualcuna. Pensò a ciò che gli stava davanti come ad un corpo unico da far vivere. E per far vivere un corpo bisogna solo dargli un cuore. Con questa idea semplice e solare realizzò in mezzo alle vestigia di pietra un incredibile giardino pensile. Scoperto il cuore, si vide che molte cose erano una sola. Correva l’anno 1710.
Da allora, con pochi interventi, tutto è rimasto sostanzialmente inalterato, e le diverse “antichità” affiorano da connotati architettonici ancora inconfondibili. Gli eredi dei Conti Angeli Nieri Mongalli (subentrati nella proprietà dal 1788) hanno aperto all’ospitalità questo luogo straordinario, chiamato L’Orto degli Angeli proprio per quel giardino pensile che da tre secoli regala il respiro di un corpo unico a membra di così diversa origine. E come omaggio alle radici della loro famiglia e della loro terra hanno realizzato, con il sostegno della Sovrintendenza Archeologica, un grande lavoro di scavo e restauro sui prestigiosi resti inglobati della proprietà (in particolare i due ambulacri del teatro romano risalente al I° sec. D.C.), restituendo dopo tanti secoli alla fruizione quotidiana anche questi spazi di straordinaria suggestione, che ospitano ora il ristorante Redibis. A L’Orto degli Angeli è stata conferita dalla Regione dell’Umbria la qualifica di “Residenza d’Epoca” per l’alto valore storico-architettonico e per la qualità dell’arredo, a cui si adegua il particolare stile di accoglienza.
Il giardino è, da sempre, il cuore della Residenza e libera davanti all’ospite le sue molteplici suggestioni secondo diversi livelli di percezione. Più immediati, certamente, l’approccio visivo e l’approccio olfattivo, appagati dal secolare glicine, dal gelsomino profumatissimo, dalle belle clematidi e dalla collezione di rose antiche, curata con amore dalla famiglia e dall’amica Helga Brichet, autorevole esperta internazionale.
C’è anche un inaspettato omaggio al gusto: come il rigoglioso cespuglio di lavanda da cui provengono i fiori per un famoso dessert de ‘L’Orto degli Angeli’. In nascosti angoli, infatti, al fresco di un piccolo hortus sanitatis, si coltivano i “Semplici”, termine antico ma efficace con cui si definiscono le erbe aromatiche e medicinali. L’erba cedrina, la salvia, la maggiorana, la malva, la menta di cui si possono ammirare la bellezza e l’utilità. Ma il senso di serenità che sale dallo scrigno verde ha radici più antiche e profonde di queste magnifiche presenze vegetali: il giardino insiste infatti direttamente su quello che fu l’ambulacro maggiore del Teatro Romano (1º sec. d.C.), contiguo all’area un tempo ‘sacra’ dell’antica cittadina, tutt’ora segnata dai resti del Tempio massimo e del Tempietto di Marte, questi ultimi inglobati anch’essi nella proprietà.
Una sacralità che proviene dalle pagane profondità del tempo ed è stata vivificata nel Medioevo da straordinarie epifanie cristiane. Il pensiero va naturalmente a San Francesco (che proprio sulla strada per Bevagna predicò agli uccelli da una pietra che, secondo la tradizione, sarebbe quella conservata nell’antica chiesa contigua alla Residenza) ed al beato Giacomo Bianconi (di madre Alberti), fiore dell’ordine domenicano nel ‘300 e artefice della rinascita di Bevagna. Secoli di storia, spiritualità e cultura si affacciano sul giardino come da un palcoscenico che propone, in un breve percorso visivo circolare, fresche fioriture d’oggi tra importanti tracce della romanità e diffuse accessioni medievali, mentre Palazzo Andreozzi regala dalle finestre, come fondale, scorci dei bei soffitti settecenteschi affrescati e Palazzo Alberti chiude la scena con la preziosa ‘quinta’ del suo loggiato cinquecentesco. Leggendo un libro o bevendo un drink in questa singolare atmosfera capirete anche Voi perchè alla domanda: “Desidera qualcosa?” uno dei nostri ospiti abbia risposto: “Here there is all!”
L’attuale “L’Orto degli Angeli” (che comprende le antiche dimore signorili “Palazzo Alberti” e “Palazzo Andreozzi”) è stato abitato da tre importanti famiglie dell’Italia centrale. La famigli Alberti è documentata a Bevagna fin dal XIIIº secolo. Donna Vanna di Celso Alberti, sposa di Giovanni Bianconi, fu madre di Giacomo Bianconi (1220-1301), carismatica figura trecentesca di frate taumaturgo, beatificato dalla chiesa. Di origine romana era la famiglia Andreozzi, a Bevagna nel ‘700, che ritornò a Roma in seguito al matrimonio di Gaetano Andreozzi con la marchesa Maria Vienna Lepri Bernini in Via della Mercede. Nel 1788 Nicola Andreozzi vendette il complesso a Carlantonio di Crispoldo Angeli Nieri, capoconsole di Bevagna, dell’antica famiglia Angeli documentata fin dal ‘500. Nel 1811 Filippo, figlio di Giuseppe Angeli Nieri, gonfaloniere di Bevagna, sposa Lucrezia Volumnia Mongalli, acquisendo per i suoi discendenti nome e titolo dei Conti Mongalli. A Leonessa, terra di origine, questa famiglia era giù cospicua nel ‘500. Nel 1686 l’abate Bernardino Mongalli, fu insignito del titolo di Conte Lateranense.
La famiglia si trasferì successivamente a Spoleto, dove Tiburzio Mongalli (1754-1801) sposa Caterina, sorella di Annibale dei Conti della Genga, il futuro Papa Leone XIIº (1760-1829). Attuale erede della casa è Francesco Antonini dei Conti Angeli Nieri Mongalli.